venerdì 7 ottobre 2011

La variante di BONE


Vi stavate chiedendo come fosse la quarta versione dell'edizione BAO di BONE? Leggete qui. Ma non restate troppo a lungo a bocca aperta, ne esistono solo 101 copie.



mercoledì 5 ottobre 2011

Il vestito nuovo di BONE



La copertina americana dell'edizione in volume unico di BONE è praticamente un classico. Cambiarla radicalmente era impensabile. Quindi abbiamo scelto una delle due copertine usate nel tempo da Jeff per le edizioni "regular" originali come copertina principale del volume. Mostra Fone Bone che cammina nel bosco verso il lettore, mentre alle sue spalle una creatura ratto dall'aria famelica si alza su due zampe per ghermirlo. 
Poi Lorenzo Bolzoni, il nostro senior designer, ha perfezionato la veste arricchendola in IV di copertina e in costa, per rendere ciascuna delle tre edizioni primarie (Regular, Variant e Ultra variant) unica anche una volta infilata a scaffale. 
Oggi, guardando le prove colore arrivate dalla tipografia, ci siamo detti tutti che è stato proprio un gran bel lavoro.
E la quarta versione, quella di cui ancora non abbiamo parlato? Domani dovrebbe arrivarcene in redazione un campione e ve la faremo subito vedere.

mercoledì 21 settembre 2011

La matericità di BONE

Quanto spazio occupa BONE? Nella nostra testa, da parecchi mesi, davvero tanto. Sullo scaffale, è impossibile non notarlo. La scelta della carta è abbastanza obbligata, perché il fattore spessore è importante e costituisce un limite alla grammatura possibile dei fogli. A un certo punto però avevamo bisogno di farci un'idea. Abbiamo chiesto al tipografo.
E ci siamo resi conto di un primo dato: l'edizione italiana di BONE sarà spessa sette centimetri e mezzo, al netto della copertina. La maggior parte delle edizioni della Bibbia sono spesse la metà e non sfigurerà accanto a un dizionario o a un'enciclopedia "tascabile".
La persona che si è resa conto subito dopo dell'ingombro di questo libro è stata il tipografo.

Per una tiratura importante come quella che BAO ha pensato per questo libro, non poteva essere diversamente. Certo, l'immagine mentale di quei bancali era comunque un'astrazione, pura teoria, finché non abbiamo chiesto un campione bianco alla legatoria.
Gira tra le nostre scrivanie da quando ci è stato consegnato. Non ce lo diciamo, ma stiamo lavorando febbrilmente per riempire quelle pagine bianche. E per vestire quella copertina. BONE uscirà in quattro versioni (quattro? Abbiamo detto quattro? Non tre? Tra pochi giorni saprete perché!) che ne esalteranno la bellezza sotto ogni aspetto. Sarà l'edizione più bella e completa che mai abbiate visto e la stampa è iniziata proprio oggi. Continuate a seguirci, su questa pagina lo vedrete nascere. 

martedì 23 agosto 2011

Tradurre BONE - parte prima


Tradurre è trasmutare una lingua in un'altra lingua. Un testo in un altro testo. Una voce in un'altra voce. C'è, in questa alchimia, qualcosa che somiglia all'esperienza d'amore, o almeno alla sua tensione: come poter dire l'altro in modo che il mio accento non lo deformi, o mascheri, o controlli, e, d'altra parte, come lasciarmi dire dall'altro in modo che la sua voce non svuoti la mia, il suo timbro non alteri il mio, la sua singolarità non renda opaca la mia singolarità.

Così esordisce Antonio Prete nel suo All'ombra dell'altra lingua – Per una poetica della traduzione (Bollati Boringhieri, 2011).
Mentre un team grafico puliva le tavole dal lettering originale e impaginava il volume, ci siamo resi conto che era impossibile non dare a Bone una nuova traduzione. Per prima cosa, questa è la prima volta in cui Bone viene tradotto dall'inizio alla fine, senza pause, con assoluta consapevolezza del respiro dell'opera. E poi tutte le traduzioni successive alla prima edizione erano in qualche modo state debitrici di quella prima, parziale traduzione che era stata fatta quando Jeff Smith ancora non era nemmeno a un terzo del suo capolavoro. C'era bisogno di maggiore continuità.
Per esempio il problema delle rat creatures. Da sempre, in Italia, sono chiamate "rattodonti". Anche noi, quando abbiamo tradotto La principessa Rose, non sapendo ancora che avremmo un giorno pubblicato Bone, abbiamo chiamato così le rat creatures, per omogeneità con le altre versioni della storia. Ma il nome lascia presupporre che esista una tassonomia della specie, mentre per esempio gli umani, nella storia, le chiamano hairy men, uomini pelosi, e per i cugini Bone e gli altri protagonisti sono, appunto, "creature ratto". E così saranno chiamate nella nuova edizione, per rispetto dell'intenzione dell'autore e della necessaria indeterminatezza della loro natura. Quando ristamperemo La principessa Rose, correggeremo anche quella traduzione, ovviamente.
E poi i personaggi di Bone dicono spesso "okay". Visto che nella saga esistono antico e moderno (l'ambientazione bucolica della Valle cozza con il fatto che, a Boneville, Phoney Bone abbia gestito, tra le altre attività, una centrale nucleare!), il ricorso a una terminologia non arcaica non stona. Ma in italiano si tratterebbe di una doppia forzatura: di tempo, per lo stridere tra antico e moderno, e di spazio, tra l'italiano e l'inglese americano. Quindi quella parola è stata eliminata, e sempre tradotta con bene, va bene o altre forme opportune.
In un prossimo post parleremo delle voci dei singoli personaggi, uno degli aspetti più interessanti della traduzione di Bone!

mercoledì 17 agosto 2011

Il substrato culturale di BONE


La prima volta che ho letto  Moby Dick, all'età di dieci anni, l'ho fatto per le parti emozionanti (e l'ho finito con l'assoluta certezza che sarebbe stato un fumetto fantastico; tuttavia ricordo che nello stesso periodo lessi Le miniere di Re Salomone e pensai che sarebbe stato un formidabile musical. Dovevo essere un bambino davvero particolare.) Più di recente, alla veneranda età di trentatré anni, riportato a Moby Dick dall'insistenza di Jeff Smith e dall'occasione di un paio di lunghi viaggi in aereo, mi sono accorto di amarlo tutto, compresi gli innesti spezzati delle precedenti stesure che protrudono dal fianco dell'opera.

Sono parole di Neil Gaiman, che incapsulano tutta l'urgenza di prendere in considerazione due ingombranti aspetti del capolavoro di Jeff Smith, BONE: il fatto che Fone Bone adora e cita spesso Moby Dick, il capolavoro di Herman Melville, e la coesistenza impeccabile in BONE di due aspetti diametralmente opposti: l'umorismo dell'interazione tra i cugini Bone e la drammaticità della trama generale.

Non a caso Gaiman scriveva quelle considerazioni all'occasione dell'uscita in volume del Libro Secondo di BONE, La grande corsa delle mucche, dove l'umorismo è al suo apice, ma allo stesso tempo la macro-trama inizia a fare capolino in un modo che lascia intendere come Jeff avesse, fin dall'inizio, in mente molto più di una commedia bucolica di ambientazione fantasy.

Così, alla fine della primavera, qui in BAO è iniziata una rilettura completa di Moby Dick, da molti considerato il più riuscito tentativo di Grande Romanzo Americano. Ci ha costretto ad affrontare le prime istanze sul linguaggio della storia e ha stabilito il mood delle emozioni del primo terzo del volume. Unita a un ripasso generale di Pogo di Walt Kelly, Doonesbury di Trudeau e dei Peanuts (ma, davvero, che fatica poteva mai essere? Fanno parte del nostro DNA, del nostro quotidiano da sempre) eravamo pronti a iniziare la nuova traduzione.

domenica 14 agosto 2011

Le circostanze di BONE


Un giorno arriva la posta e tra una bolletta e un libro trovi un DVD che contiene, semplicemente, tutte le pagine della storia più importante della tua adolescenza. Improvvisamente, ti rendi conto di essere l'editore di BONE e ti domandi come sia successo. 
A metà del 2010, siamo andati a Barcellona, al Saló del Còmic, dove tra le altre cose avevamo intenzione di pranzare con Jeff e Vijaya Smith. Siamo saliti su un taxi che... ci ha portati al cimitero. Il tassista non conosceva bene le strade e insisteva che la trattoria che cercavano, uno dei locali preferiti del compianto Manuel Vázquez Montalbán, si trovasse nel cimitero monumentale della città. 
Eravamo sicuri che quella sarebbe stata la cosa più memorabile della giornata, finché a tavola Jeff non ci ha chiesto: "Ma voi, l'integrale di Bone, lo pubblichereste?"
E il resto, come si suol dire, è storia.
In Italia Bone è stato pubblicato da tre editori in quattro diverse incarnazioni. Pochissimi lettori hanno avuto la possibilità di leggere questa magnifica saga tutta in una volta, nel nostro paese. 
Noi ci abbiamo messo cinque minuti a dire "Sì" a Jeff e quasi un anno a far diventare questo libro realtà. Nei prossimi giorni, vi racconteremo nel dettaglio come è successo, che difficoltà abbiamo dovuto superare, quali sfide ci ha posto la realizzazione di un volume di oltre milletrecento pagine che dovranno essere perfette sotto ogni punto di vista. 
Seguiteci. Il viaggio del libro sta per terminare e quello della storia che racconta sta per cominciare. E vi vogliamo con noi.